Orario lavoro medici. Sindacati inviano diffida a Regioni

 Orario lavoro medici. Sindacati inviano diffida a Regioni ed Enti Ssn. “Non accetteremo regole difformi da normativa europea”

 
La diffida è stata inviata da Anaao Assomed, Cimo, Aaroi Emac, Fesmed, Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici e Fassid. “Nessuna contrattazione sindacale periferica, e tantomeno alcuna regolamentazione decentrata, né a livello regionale né aziendale, può derogare alla normativa europea, né imporre limiti”. 
più stringenti rispetto a quelli da essa previsti.
 
 
04 NOV - Anaao Assomed, Cimo, Aaroi Emac, Fesmed, Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici e Fassid hanno inviato formale diffida alle Regioni, alle Province Autonome e agli Enti del Ssn ad emanare regolamentazioni difformi rispetto alla normativa europea sull’orario di lavoro e sui riposi dei dirigenti medici, ricordando che “non possono intervenire a tal fine nemmeno contrattazioni sindacali decentrate regionali o aziendali”. Analoga diffida è stata inviata a firma Anaoo e Fassid anche per quanto riguarda la rispettiva rappresentanza sindacale dei dirigenti sanitari.
 
“Il D.Lgs 66/2003, all’art. 17, demanda infatti – osserva una nota - espressamente al livello nazionale delle relazioni sindacali la possibilità di prevedere, entro determinati limiti, eventuali possibilità di deroghe agli articoli 4 (tempo massimo di lavoro settimanale), 7 (riposi), 12 e 13 (lavoro notturno) dello stesso D.Lgs”.
 
Dal 25 Novembre 2015, sottolineano i sindacati, il lavoro di tutti i medici dipendenti pubblici e privati dovrà essere riorganizzato in modo da adeguarsi integralmente alla normativa europea sugli orari di lavoro e sui riposi, conseguentemente all’applicazione della Legge 161/2014, che è stata promulgata il 30 ottobre 2014, e pubblicata in G.U. il 10 novembre 2014”.
 
 “Tuttavia – affermano - per un intero anno, le Istituzioni competenti hanno ignorato il problema, continuando senza riguardo ad operare tagli indiscriminati di personale. Oggi, all’ultimo minuto, come ormai è prassi di una gestione politica costantemente emergenziale del Ssn, assistiamo ad uno scaricabarile a cascata dal livello nazionale a quello regionale, e da questo a quello aziendale”.
 
Tutto ciò, concludono i sindacati, si traduce “nel rischio inaccettabile di far ricadere le responsabilità di tali incapacità organizzative, e dei conseguenti disservizi a danno dei cittadini, sui soliti capri espiatori delle inefficienze del Ssn: i lavoratori dipendenti, in particolare i dirigenti medici e sanitari, il cui inquadramento dirigenziale aveva condotto, nel nostro Paese, ad escludere in modo surrettizio dalle tutele lavorative europee”. Ma, precisano, “dai dirigenti medici e sanitari, e dalle loro rappresentanze sindacali, non si può pretendere che le suddette responsabilità non vengano rispedite al mittente”.
 
 
04 novembre 2015

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